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Alle falde del Reventino un virtuoso giovane chef

Gianfranco Manfredi scrive entusiasticamente di noi e della nostra cucina sul «Quotidiano del Sud» del 18 febbraio 2022

«DEDICATO a una lirica del poeta lametino Franco Costabile, caro ad Ungaretti, questo raffinato relais custodisce ormai da tempo la poesia d’una cucina generosa ed emozionante. Quella di Antonio Torchia, un giovane chef approdato a notevole espressività attraverso un autonomo percorso di ricerca. Siamo all’ombra del Reventino, gigante di faggi e conifere, custode di favole antiche di briganti, fate e tesori. Il vecchio casale restaurato con gusto e sensibilità dagli editori Rubbettino incanta con la sua eleganza semplice di rilassante locanda. S’impone come meta enogastronomica per la dedizione di un team motivato e competente. Lo guida ormai stabilmente il talento e la tempra da podista di Antonio Torchia che proprio qui aveva iniziato, giovanissimo allievo del Maestro Antonio Abbruzzino. Rientrato da quattro anni, ha trasferito nelle due salette d’atmosfera un bagaglio di stile che illumina una cucina saporita e ricercata che guarda con rispetto al territorio. Me l’hanno confermato, giorni fa, start sorprendenti come l’ostrica cruda con salsa allo zafferano calabrese e crumble di pane croccante. Un’entrée mare-monti seguita da un ‘insalatina marinara con ortaggi e riduzione di Greco bianco e un involtino di croccante pasta-brik con julienne di calamari e mozzarella su passata di zucca. Fra terra e mare pure il risotto Carnaroli di Sibari alla rapa rossa con gamberetti e limone caramellato e poi la Spigola con panatura agli spinaci su crema di patate e mele (che hanno spinto freschezza nel piatto) con nuvola di pasta kataifi. Un secondo che ho gustato con un bianco calabrese d’eccellenza, il Pecorello 2020 di Ferrocinto. Dall’omonimo vitigno autoctono in purezza, conquista col ventaglio olfattivo – frutti e fiori bianchi, cenni di miele d ‘agrumi e pra to montano – e il palato di polposa freschezza, accompagnando con soffi iodati il delizioso piatto di Antonio. Ho chiuso, infine, con un assaggio di gelato al lampone seguito da una mousse alla vaniglia con mango e salsa al frutto della passione (mix di concretezza e dosata creatività, da bis)»

 

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