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Dall’Abbazia di Corazzo  a Monte Eremita

Comuni: Carlopoli, Soveria Mannelli.
Carte I.G.M. 1:50.000: Soveria Mannelli.
Difficoltà: E.
Altitudini: min m 730, max m 909.
Dislivelli (solo andata): m 179
Tempi (solo andata): h 1,00.
Acqua potabile: fontana a inizio percorso.
Segnaletica: rari segni di vernice rossa.
Ultima verifica: gennaio 2008.
Chiarimenti toponomastici: “Corazzo” – così come “Corace” – deri­va da “Corax” ossia Corvo. “Eremita” è uno dei tanti toponimi che ri­corda l’epopea del monachesimo bizantino, diffuso per secoli anche qui e poi soppiantato dai monasteri di rito latino come quello di Co­razzo, appunto.
Note: escursione al momento lievemente difficoltosa per l’orienta­mento nella prima parte per via della perdita di parte del vecchio sen­tiero che saliva da Corazzo a Monte Eremita per condurre nella zona della frazione Colla di Soveria. Un semplice intervento di manuten­zione e segnatura definitiva renderà il percorso assolutamente facile. Anche perché si tratta di un breve percorso che consente di salire su Monte Eremita evitando, in buona parte, la inutile strada asfaltata che vi sale da Bivio Bonacci attraversando tutto il crinale.
Località di partenza: da Carlopoli prendere la strada provinciale per Soveria Mannelli. Superata la frazione di Castagna e attraversato il ponte sul Corace (tralasciare la deviazione a destra per Bianchi) rag­giungere la valletta ove sono i ruderi dell’Abbazia di Corazzo. Lascia­re l’auto.
Percorso: esattamente sul lato opposto a quello della valletta con i ru­deri, quindi a monte della strada, dove il guardrail si interrompe, si stacca una stradina a fondo naturale verso destra. Imboccarla e passa­re subito accanto a una fontana. Tralasciare la deviazione a destra che porta alla fontana proseguire in salita a sinistra lungo il sentiero stret­to tra due ali di rovi e felci. Salire così in un valloncello che attraversa una conca con cerri e castagni per lo più giovani, nella quale si notano ancora i resti di muretti a secco. L’emiciclo della conca mette in evi­denza sui due lati, in alto, i due costoni che salgono da diverse dire­zioni (da sinistra e da destra) ma vanno evidentemente a congiungersi in alto. Si può salire liberamente su uno dei due, ma consiglio di seguire la traccia del sentiero, che qui diviene labilissima sino a perder­si completamente, sempre al centro della conca (vi sono segnali di ver­nice rossa). Si attraversa un tratto invaso dai rovi e si sbuca su un ter­razzamento più sgombro ove è una bellissima tana di Volpe o di Tas­so con più uscite. Da qui tagliare leggermente a destra superando una serie di terrazzamenti e puntando direttamente verso il costone di de­stra. Raggiunto il quale piegare a sinistra risalendolo interamente. Si interseca così una stradina che taglia il costone: superarla e impegna­re il sentiero, qui di nuovo evidente, che sale verso la linea di massima pendenza sul lato opposto sempre tra i cerri. Si raggiunge così una spianata con un lembo di castagneto da frutto. Proseguire nella stessa direzione (verso nord-ovest) sino a che si incontra una stradina a fon­do naturale. Imboccarla e seguirla passando tra praterie e lembi di bo­sco con belle vedute sulla parte bassa della valle del Corace, a sinistra, e sul Monte Eremita (riconoscibile perché vi è un’antenna telefonica), a destra, e sulla parte alta della valle del Corace, volgendosi ancor più a destra. Si raggiunge così la strada asfaltata che sale, a sinistra, da Bi­vio Bonacci. Imboccarla verso destra e percorrerla passando il rimbo­schimento di pini. Alla prima traversa sulla destra prendere quest’ul­tima e salire sulla cima di Monte Eremita.
Collegamenti e varianti: da Monte Eremita, liberamente e con qual­che difficoltà per la vegetazione, si può scendere liberamente nella di­rezione opposta a quella di provenienza lungo il costone tra i cerri, calando nella valle del Fosso Vaccarizzo per poi percorrere all’inverso una parte dell’itinerario R5 e compiere un anello collegandosi al pun­to di partenza con un pezzo di strada provinciale.
Possibilità di altre pratiche sportive: nessuna.

Itinerario tratto da Il Parco del Reventino di Francesco Bevilacqua